sabato 14 gennaio 2012

LE MASCHERE

continuiamo con




BEPPE NAPPA
E' un servo siciliano, generalmente al servizio di qualche barone che mette sempre nei guai a causa della sua dabbenaggine.
Il suo nome deriva dal siciliano Peppi = Giuseppe e nnappa, che signiafica "toppa dei calzoni" e, per esteso, "uomo buono a nulla".
Beppe Nappa ama la danza e le piroette; ha un abito azzurro, che ricorda un po quello di Pierrot e una calotta bianca, sormontata da un cappello di feltro.
Non usa né maschera né trucco.

(continua)

venerdì 13 gennaio 2012

LE MASCHERE

in ritardo ma...


BELTRAME



Questa maschera fu creata nella prima metà del 600 da Nicolò da Milano, attore e capocomico.
Beltrame è un "compare" molto astuto e, come brighella, è piuttosto imbroglione;
in quasi tutte le commedie rappresenta la parte del marito.
Ha un mantello bruno con nappe nere.
Le calze sono bianche e le scarpe giallo-arancione con fiocchi neri
 
il resto a breve

mercoledì 11 gennaio 2012

LE MASCHERE

e questa



BAGATTINO


Bagattino è un antico zani del 1500, molto simile come carattere al più famoso Arlecchino
e, come questo, nativo di Bergamo.


Da come ci appare in alcune incisioni di Callot, nei "Balli di Sfessania", il costume di Bagattino è quello tipico dei primi zani: calzoni larghi e bianchi; un ampio camiciotto, anch'esso bianco, stretto in vita da una cintura, in cui è infilato un corto e nodoso bastone.

Bagattino inoltre porta una mantellina rossa, un cappello ornato di piume e una maschera nera che gli copre interamente il viso.

un altro giorno...un'altra storia, a domani

martedì 10 gennaio 2012

LE MASCHERE

e ancora


ARPAGONE


Come Pantalone, al quale pare si sia ispirato Molière (1622-1673) nella creazione del suo personaggio, Arpagone è un vecchio avaro, sempre beffato per la sua cupidigia.
Egli è la personificazione dell'avarizia.
Non soltanto custodisce il denaro che ha, ma cerca sempre di accrescere il suo patrimonio, fino a diventare usuraio.
Il denaro e la mania di possederne sempre di più sono per lui così importanti da fargli dimenticare tutto
il resto e portarlo alla follia.
Arpagone arriverà al punto di afferrare il proprio braccio, credendo di raggiungere il ladro del suo denaro!
Il termine latino"Harpàgo" nel senso figurato di "arraffatore" si trova gia nelle commedie di Plauto.
 
Sempre più interessante, a domani

lunedì 9 gennaio 2012

LE MASCHERE

e poi



ARLECCHINETTA


Insieme con Corallina, Colombina, Pasquetta, Eulalia e altre, fa parte della schiera delle servette,
presenti nel teatro della Commedia dell'Arte Italiana fin dal 500.

Queste servette chiaccheravano molto volentieri ed erano quasi sempre molto maliziose,
sbrigative, pungenti, pronte a raccontare bugie per nascondere gli amori della padroncina e quelli propri.

Quasi sempre, alla fine della commedia, sposavano il loro arlecchino o un altro servo.

In generale si esprimevano in Toscano; a volte però usavano il dialetto locale.

Nel 1696, la servetta indossa per la prima volta, nella commedia "La fiera di Bezon", la giubba
e la sottana a scacchi multicolori che le faranno mutare il nome in Arlecchinetta.

E ancora altre ci attendono.... a domani

domenica 8 gennaio 2012

LE MASCHERE

Frico ha fatto uno studio sulle maschere piû famose. Fotografie e notizie sono stati tratti da:
Tutte le maschere 1967 - Fratelli Fabbri Editori


Ecco la prima:


ARLECCHINO


Arlecchino è uno dei personaggi più famosi della Commedia dell'Arte.
Quando le maschere italiane cominciarono ad aver fortuna a Parigi, un comico italiano assunse il nome di Arlecchino, nome gia popolare in Francia, che si riferiva a un'antica leggenda nordica che narra di un re, Harlequin, condannato a corrrere e saltare  senza mai fermarsi, inseguito da una chiassosa masnada di uomni e donne.

Anche Arlecchino non può mai stare fermo, è burlone, beffardo, cinico, sempre affamato: un miscuglio
d'ignoranza, d'ingenuità, di spirito e di grazia.

In origine il suo costume era costituito da calzoni rattoppati con pezze di vario colore e da un'orribile maschera nera, piena di bitorzoli che in seguito venne sostituita con un'altra più piccola e più graziosa.
Anche l'abito venne abbellito con delle losanghe multicolori; tuttavia Arlecchino conservò attraverso
i secoli due elementi importanti: la "scarsela" e il "batocio" cioè una borsa alla cintura (sempre vuota)
e il bastone per menar botte alla cieca...

il seguito alla prossima puntata