lunedì 6 febbraio 2012

LE MASCHERE

abbiamo tutti un amico così
Giangurgolo


Giangurgolo (o Giovanni Golapiena) è una maschera che somiglia a Capitano.

Nasce in Calabria nella seconda metà del '600, ed è una feroce caricatura di alcuni gentiluomini siciliani, poveri, affamati ma spacconi.

Giangurgolo è così vorace che, per sfamarlo, occorrono carretti di maccheroni, barocci di pane e damigiane di vino; per un nonnulla mette subito mano alla spada, ma al primo cenno di pericolo si dà alla fuga.

Spesso Giangurgolo abbandona il personaggio dello spaccone per interpretare quello del servo, tuttavia anche in questo ruolo rimangono invariate le sue due principali caratteristiche: la voracità e la pusillanimità.

Giangurgolo scompare dalle scene del teatro italiano nel XVIII secolo.

Il costume di questa maschera è quello caratteristico dei capitani, con calzoni e giubba a strisce verticali rosse e gialle, scarpe rosse con fibbia dorata e una lunga spada, sostenuta da una fascia posta a tracolla.

Caratteristiche di Giangurgolo sono la mezza mascherina rossa, che gli copre la fronte e un cappello di feltro a pan di zucchero.


con lui siamo cresciuti



Gioppino


Nasce a Zanica presso Bergamo, verso la fine del '700, da Bartono Zuccalonga e da Maria Scatolera.

E' considerato dai suoi compaesani come la maschera più "pura" della regione, poiché non ha subito le contaminazioni cui sono stati soggetti gli altri due bergamaschi: Brighella e Arlecchino.

Gioppino ha una faccia allegra e rubiconda, con tre enormi gozzi: è un gran bevitore e un ottimo mangiatore; non sa leggere ne scrivere, ma nei suoi conti non sbaglia mai.

Gioppino è un contadino pratico e spiccio; ha sposato una buona e pratica massaia, Margì, e ha anche un figlio, Bortolì de Sanga.


a domani e ricordate né di luna né di marte
non si sposa e non si parte

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